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mercoledì 29 marzo 2017

Ogni giorno è uguale all'altro? NON PIU'. NON ORA.

Vivere serenamente ogni giorno della settimana alzandosi dal letto con lo stesso identico umore non è affatto semplice; in particolare per chi, come me, attribuisce valori e significati differenti a certe tipologie di giornata. Il martedì ad esempio, è routine che per me sia particolarmente ‘impegnativo’ dal punto di vista psicologico: questo perché mi aspetta la ‘prova bilancia’. Ciò comporta, che automaticamente mi carichi di una buona dose di ansia già dalla sera precedente, elemento che non contribuisce a rendere il mio sonno quiete o la predisposizione al contatto sociale ottimale come nella quotidianità.

Ricordo serenamente che settimane fa, tentavo di placare l’agitazione cercando di riacquistare quel controllo e quelle sicurezze che mi permettevano di tirare un sospiro di sollievo davanti ad un numero poco accettabile scandito da due cifre ad intermittenza sul display, come a voler dire “Attenzione, attenzione, attenzione”. Ma sorridevo, come se fossi contenta delle minuscole variazioni; andando avanti con la dieta ed i riferimenti del mio nutrizionista, a stento riuscivo a raggiungere le sue dosi senza avvertire quel groviglio di sensi di colpa (tipici di chi, non è uscito completamente da un disturbo alimentare).  Adesso faccio il contrario: mi arrabbio se non noto grandi riuscite.

Sono trascorsi due mesi da quando ho cominciato questa “rinascita”, questo percorso di “trasformazione” (così mi piace definirlo), e da due mesi sono avvenuti importanti successi: primo tra tutti, la volontà e la determinazione con cui sto incrementando la mia alimentazione; quelle dosi che prima mi spaventavano o non mi portavano a sentirmi pienamente appagata, adesso sono diventate ‘misere’ ed inadeguate, oltre al fatto che la vicinanza di persone conosciute da poco ed anche attraverso dei Social come Istagram (non faccio nomi, ma chi mi legge sa a chi possa riferirmi, per quanto abbracci virtualmente tutte coloro che mi seguano e che mi apprezzino!) ha rinforzato l’idea di esigere di più da me stessa.
Quei 60 gr che avevo a cena, sono diventati 80, e ad oggi arrivo a 100 come se niente fosse. E’ stata dura affrontare quelle voci che ogni tanto, ad oggi, suggeriscono di ‘restringere’, ma come ripeto spesso: 

SE LE VOCI SONO FORTI, FAI IN MODO DI ESSERE PIU’ FORTE DI LORO. COMBATTI!

E l’ho fatto. Lo faccio ancora. E lo farò anche domani.



Questo martedì, per essere precisi, è stato particolarmente impegnativo: dopo aver ‘accusato il colpo’ di aver guadagnato in soli sette giorni mezzo kg di peso, ho avuto un momento di tentennamento: mi sono sentita spiazzata, per quanto potessi aspettarmi certi risultati (da che con gli incrementi fatti di testa mia, avvalendomi del piano minimo del mio nutrizionista, era immaginabile una ‘crescita’).
Ho preferito ritagliarmi tutto lo spazio di cui necessitavo per piangere, sfogarmi e poi razionalizzare: non è un numero a fare la differenza, ma ciò che conta è cosa RAPPRESENTI davvero. Sai se sia massa grassa? Sai se sia massa magra? Oppure ritenzione?
Una delle tante battaglie vinte: crampi allo stomaco,
dolori e nausea. 
Ma la merenda non l'ho saltata nemmeno oggi che 
avrei potuto farlo per mille motivi: in macchina, 
da sola, senza nessuno che mi potesse giudicare.
Eppure, POSSIAMO scegliere di essere migliori anche
e soprattutto quando ci lasciano la libertà di 
scegliere. 
SCEGLI IL MEGLIO.
SCEGLI TE.
SCEGLI PER TE.
Non avendo in mano le risposte e dovendo attendere ancora un po’ prima di saperlo (con la successiva BIA potrò guadagnare maggiore chiarezza in merito), ho preferito tirare dritto e guardare oltre, distraendomi il più possibile (la lettura in questo, mi aiuta e non poco!).
Non ho diminuito le dosi, né variato le quantità ma ho scelto di AMARMI ANCORA e più delle altre volte, cercando di rimanere sulle grammature che mi ero prefissa.
 Come ho detto ad una ragazza poche ore fa, credo che ci siano due tipologie di persone  che soffrano di DCA: c’è chi davanti ad una difficoltà apparentemente minuscola ma notevole sceglie di arrendersi, cadendo nella trappola della tristezza e del loop dei pensieri negativi (dai quali, confesso, è molto complesso uscirne qualora dovessero essere prolungati ad oltranza); e chi invece si batte, lotta ininterrottamente, anche davanti ad un male fisico (crampi, stomaco chiuso, giramenti di testa) e si impegna per portare a termine gli obiettivi con tenacia e caparbietà. Io mi sono ritrovata in quest’ultimo, e spero di non essermi spinta troppo ‘in là’ con tale descrizione, ma ritengo sia doveroso accogliere le autovalutazioni POSITIVE quanto quelle NEGATIVE.
E’ questo che ci aiuta a leggerci nella maniera più corretta e coerente possibile.

PER UNA VALUTAZIONE GLOBALE DI VOI STESSE, CERCATE DI FILTRARE I COMMENTI PIACEVOLI AL PARI DI QUELLI SPIACEVOLI, non focalizzatevi soltanto sui secondi. Voi siete molto più che un difetto. Più di una critica. Più di qualsiasi kg in più che possa darvi fastidio.
Voi siete UNICHE, e mi preme rammentarvelo! 


mercoledì 22 marzo 2017

Conquiste che avvengono piano, ma giorno dopo giorno...

Se c’è una cosa che ho appreso dopo numerose esperienze, è che sono molto brava a caricarmi di ansie e preoccupazioni inutili ancor prima che un determinato evento si presenti. Proprio come ho fatto questa settimana, quando mi sono circondata di una carica negativa e di un peso talmente grande da trascorrere nottate agitate e prive di quiete. La conseguenza? Una faccia da zombie e l’incapacità di portare a termine gli incarichi lavorativi nella maniera più eccelsa.
A cosa serve accumulare ansia anticipatoria, se non a rovinarci parte della nostra preziosa esistenza con momenti di stress (momenti in cui, potremmo invece SCEGLIERE di SENTIRCI felici?).

Qualche giorno fa, ho ricevuto un messaggio davvero inaspettato; un invito che mi ha fatto riemergere parole ed episodi del passato piuttosto dolorosi che non mi hanno permesso di essere tranquilla sul percorso che sto attualmente portando avanti; inquietudine, oppressione e lo spiacevole affanno prodotto dal sentirsi in trappola per non riuscire a dire di “NO” davanti ad un (apparentemente) incontro banale. Questa sono io. Eppure, nonostante la mia iniziale disponibilità, continuavo ad avvertire una stretta di soffocamento, una morsa che non faceva uscire la libertà conquistata dopo tanti mesi e con estrema fatica. 
Ogni fetta di pane in più, ogni singolo biscotto mi sembrava una montagna…. quando fino al giorno prima invece, mi avevano consentito di saziare l’appetito; eppure, c’era qualcosa che non andava. Io non andavo, o meglio, la mia decisione.

Mi rigiravo nel letto con la speranza che le cose cambiassero da sole, ma gli eventi se non sei tu a prenderli in mano e farne qualcosa di TUO, non mutano con il trascorrere del tempo.

IMPORTANTE: “Siamo noi gli ideatori e gli artefici del nostro destino, iniziamo a progettarlo a partire dal singolo avvenimento, dalla minima decisione, dal più piccolo passo. Iniziamo a partire da qui e da ora, senza rimandare a domani”.

Ci sono volute lacrime, crisi, lotte incessanti con me stessa… ma dopo qualche ora sono riuscita a dire di NO. No perché mi sarei fatta del male da sola; no perché se da un lato la famiglia non possiamo sceglierla (e ne approfitto per dire che io ne ho una MERAVIGLIOSA!), gli amici ed i nostri compagni di viaggio invece sì. Ma dobbiamo sceglierli bene, in virtù di quelli che sono i nostri obiettivi e le nostre esigenze, dando ascolto sia al nostro cuore che a quello degli altri. 
Se per un periodo una ragazza o un ragazzo che ci sembrava affine alla nostra personalità ha fatto parte della nostra vita, non significa che debba per forza arrivare al termine dei nostri giorni stringendoci per mano. Certe presenze possono arricchirci (alcune in particolari istanti), altre invece tentano appositamente di sopraffarci dopo aver considerato le nostre fragilità; ma ne ho conosciute tante che a dispetto delle precedenti, creano dolore a loro insaputa perché “ignoranti”. Il guaio è che molto raramente, troviamo chi sia disposto a migliorare…. In troppi si difendono o si giustificano dietro la frase “io sono fatto così”, sollevando barriere talmente alte che nemmeno con pazienza e forza d’animo riusciresti mai a distruggerle.

Io ho scelto ME, ed ho scelto PER ME, ancora una volta, e ne sono ORGOGLIOSA. Sono fiera di ciò che ho fatto e di quanto sto facendo ancora, perché dopo aver detto quel “NO”, ed aver declinato l’invito, il mio umore è nuovamente migliorato. Mi sono detta “Basta ancorarsi al passato, il futuro è di fronte a te, cerca di andare oltre e di lasciare alle spalle chi pensi non ti regali più niente di positivo.” Sembrerà un atteggiamento egoistico, ma siamo UMANI, e di conseguenza uno dei primi istinti è la nostra SOPRAVVIVENZA

Sono stata schiava delle mie paure e del timore di essere giudicata male per tanti anni, adesso sto “rifiorendo”, e sta emergendo un' Arianna diversa, un' Arianna più sicura di sé e meno disposta a ricevere i condizionamenti esterni. Un' Arianna che necessita di DONARE e DONARSI, ma anche un' Arianna capace di ABBRACCIARE chi sia pronto a fare altrimenti con lei.

I disturbi alimentari ti tolgono tutto, a partire dal tuo carattere; ma quando scegli di rinascere e combatterli, non solo ti scoprirai capace di dimostrare (e dimostrarTI) coraggio, ma ti sentirai meglio e migliore ogni sole che ammiri ed ogni notte che DORMI (perché sì, l’anoressia è una patologia che non ti permette nemmeno di riposare).
 


PS. Non ci crederete, ma oggi mi sono sfidata di nuovo: non soltanto ho aggiunto qualche grammo in più alla mia porzione di carne, ma solitamente quest’ultima non la mangio a prescindere (perché non mi piace). Dopo aver letto una ricetta da una ragazza su Istagram, è nata in me la voglia di darle una seconda opportunità e di sperimentare tale piatto. Morale della favola? Ringrazio me stessa per aver agito d'impulso, perché adesso amo perdutamente il carpaccio di manzo in salsa piccante. 

PS2. I pantaloni comprati qualche settimana fa iniziano ad entrarmi a fatica, ma credo sia normale dopo aver riacquisito del peso e del grasso in così poco tempo. E sapete cosa ne penso a riguardo? 
Che non importa... perché quelli si possono cambiare. Ne fanno di ogni tipologia e modello ogni mese, ed anche se hanno un prezzo (sia economico che psicologico), nulla può costar mai quanto la VITA

venerdì 17 marzo 2017

Un venerdì di marzo.

Spesso mi capita di sentirmi sola, persa, disorientata, e forse anche un pò vuota. Accade che non riesca a gestire più i miei pensieri, tanto da alimentare quella fiammella di negatività che nasconde un cuore ancora troppo fragile.
Le delusioni relazionali tornano a galla, la percezione distorta di un corpo che non riesci totalmente ad apprezzare, così come il timore di non "essere mai abbastanza" si agita creando del malsano "rumore" (nella psicologia della comunicazione, si definisce come qualsiasi elemento di disturbo); ed io, nonostante cerchi di ritrovare una condizione di beatitudine e di tranquillità, mi attacco alla soluzione più immediata: il pianto.

Mi sfogo così, in un venerdì nero mai quanto il cielo, ma buio come la sua data. Barcollo tra ansie represse e la voglia di avere un compagno accanto che garantisca amore e protezione, sicurezza e serenità (tutte cose che giorno dopo giorno, mi appaiono sempre più lontane).

Nei mesi precedenti quando accettavo un appuntamento, preferivo ridurre qualcosa ai pasti in modo da portare avanti con me quell'inspiegabile agio che caratterizza in modo sbagliato un (NON) equilibrio di una ragazza con trascorsi simili ai miei: "se eliminassi un pò di carboidrati forse, avrò l'addome meno gonfio, e se poi dovesse chiedermi di rimanere a cena insieme, almeno riuscirei a dire di sì senza entrare in paranoia". Ad oggi invece, non nego che tali ombre cerchino di raggiungere la mia psiche, e non nego nemmeno che possa avere anche qualche piccola ricaduta; ma come amo ricordare (a ME STESSA ed agli ALTRI) è ciò che facciamo per RISOLLEVARCI a determinare la differenza. Se preferisco evitare dati alimenti o diminuire le loro quantità per "permettermi" delle libertà, oggi come oggi posso mentalmente ed umanamente accettarlo, ma a patto e SOLO a patto che nel pasto successivo le reintroduca. 
Tanto più nel tempo sia riuscita con costanza e con coraggio a rinforzare questo atteggiamento, tanto più sembrerebbe aumentata la mia capacità di gestire gli incontri ed i condizionamenti esterni.

"PER RIUSCIRE A FILTRARE I GIUDIZI, I PENSIERI E LE OPINIONI ALTRUI, OCCORRE ANZITUTTO SAPER GUIDARE I PROPRI".

Nonostante questo successo strepitoso e gli importanti cambiamenti descritti (che mi hanno consentito di spostarmi da uno status di CHIUSURA e di ISOLAMENTO ad uno di RICERCA e di APERTURA), continuo a sentirmi ugualmente sola. Il desiderio di una voce calda, di un abbraccio forte, di qualcuno che ti spogli con lo sguardo...qualcuno che non ti dica quanto tu possa essere sbagliata, ma enfatizzi i tratti della tua personalità sotto una luce positiva così da poterti trasmettere sorrisi dell'anima. 

Vado avanti, con la convinzione sempre più flebile che prima o poi, questo QUALCUNO arriverà. Intanto mi applaudo da sola, per non rifarmela più con me stessa ma anzi, occorre asciugarsi le lacrime e riuscire a ripetersi: TUTTO E' POSSIBILE, E SE IL CUORE BRAMA QUALCOSA, NEL TEMPO IL SUO MAGNETE LO ATTIRERA'. Basta crederci.

Arianna

mercoledì 15 marzo 2017

15 marzo - un giorno da ricordare...

Combattere un disturbo del comportamento alimentare è cosa assai complessa, specialmente per chi lo vive in prima persona. Il punto di partenza è solitamente l’individuazione della storia antecedente allo stesso, così da raccogliere più informazioni possibili e guidare successivamente la persona verso un miglioramento della sua salute psicofisica. 
Esercizi di self-help, disegni per l’acquisizione di una maggiore consapevolezza, letture….esiste un’ampia gamma di risorse per chi voglia fare un passo verso la "rinascita".

Ho trascorso un intero anno in terapia per cercare di motivarmi, quando in realtà, è servito a ben poco. Non avevo l’appoggio di chi diceva di affiancarmi, ed io mi sentivo continuamente sola, tanto da non riuscire davvero a reagire ed affrontare la dura realtà: quella del cambiamento. Ma nonostante questo, non mi rendevo conto che questo dovesse partire prima di tutto da me… e non dalle circostanze o dagli eventi che avevo intorno.
Mi svegliavo la mattina, pronta ed a mio dire, decisa a mangiar di più ma poi a metà pomeriggio mi ritrovavo a restringere.
Questa è stata la situazione fino a gennaio di quest'anno.

Senza voler troppo risultare egocentrica contestualizzando il post su di me, vorrei ricordare che sono altrettante le persone che soffrono ma nulla fanno per cercare di modificare il loro stato d’animo.
Lamentarsi, piangere, accusare dolore e patimento… a che serve, se uno si ostina a proseguire le stesse abitudini (malsane)? Non è possibile chiedere risultati diversi, continuando a fare le identiche cose. Ma di questo ne abbiamo già parlato…

In molti credono che i DCA provengano semplicemente da una cattiva influenza di quelli che sono i “canoni” di oggi: magro è bello; gambe come due grissini e pochi muscoli sulla pancia, obbligatoriamente piatta.
Poveri “ignoranti”….
Dopo tempo ed incontri con professionisti, ma soprattutto soltanto dopo aver guardato dentro me stessa, sono venuta a capo che non sia tutto questo ad incidere su di una personalità fragile e predisposta a sviluppare certe psicopatologie; certo, la televisione e la pubblicità attuale sono due fattori di grande incidenza, ma guardiamo l’altra faccia della medaglia per valutare davvero tali problemi: LE RELAZIONI. Incomprensioni e disattenzioni in famiglia, episodi di massima tensione, solitudine, incapacità di accettare qualcosa di sé e dunque di interagire con gli altri…. Questi sono soltanto alcuni degli elementi scatenanti il disagio. Nel momento in cui decideremo di guardare in faccia ciò che ci affligge, diventeremo più forti e più portati a combattere.

Personalmente, ci sono voluti lunghi anni di forza, coraggio e l’acquisizione di più sicurezza in me stessa per riuscire ad esprimermi di nuovo, a “gettarmi tra le braccia del mondo”, a vivere la quotidianità con maggiore spensieratezza.
Il desiderio di avere un lavoro ma anche una cerchia di relazioni sociali mi ha spinto a ridurre drasticamente l’attività fisica (altro angolo su cui parecchie ragazze insistono per “sfinirsi” di cardio e concedersi quei 10 gr di riso in più, che nemmeno consentono di raggiungere loro un fabbisogno di una persona in mantenimento); passare da 45 minuti di solo cardio ad un 10-15 minuti (riscaldamento e defaticamento). Avere ritmi non più scanditi esclusivamente dall’organizzazione dei macronutrienti e dunque dei pasti, ma anche da racconti, passioni ed impegni.
Non angosciarsi per il peso di ogni mattina che sappiamo esser variabile, ma valutare l’andamento settimanale presentandosi puntualmente il martedì esclusivamente per verificare la “situazione”.
Concedersi un piatto che non abbia valori nutrizionali o che possieda più grassi rispetto a quelli a cui possiamo essere abituati a mangiare.
Tutti questi risultati, fanno parte del mio CAMBIAMENTO. Cambiamento, avvenuto in maniera graduale. Tuttavia, essendo umana quanto voi, ho registrato numerose ricadute, che però anziché spingermi a terra mi hanno portato a risalire e toccare la cima più forte di prima.

Quando tutto cambia, del resto, cambia tutto. . .

Da dicembre ad oggi, vi mostro una foto del mio passaggio, di modo da dare l’opportunità a molte di non essere troppo spaventate da limiti e timori presenti solo nella vostra testa.



Ci sono stati netti e visibili miglioramenti grazie anche al mio nutrizionista, altro riferimento estremamente importante che mi ha permesso di tornare a sorridere. Non lo ringrazierò mai abbastanza. Ma soprattutto, ricordiamoci sempre di RINGRAZIARE NOI STESSE. Per esserci battute ed aver vinto; magari non completamente, ma in larga misura sì.
 
PS. Volete sapere cosa ho fatto stamattina?
Mi sentivo abbastanza uno schifo, e nonostante il mio Fit Tiramisù fragoloso avesse soltanto 30 gr di carboidrati, ma VOLESSI e DOVESSI raggiungerne 50, nello spuntino mi sono preparata qualche wafer al cacao ed alla vaniglia insieme alla mia banana con burro di arachidi.

E se oggi starò in surplus di grassi con la frutta secca? CHISSENE FREGA. Impariamo a dirlo di più… CHISSENE FREGA. Perché si vive meglio, e soprattutto FELICI!

lunedì 13 marzo 2017

Pensieri di un lunedì sera qualunque

Ritrovarsi soli, nel bel mezzo del caos: senza un compagno, senza un amico e/o magari senza un lavoro. A chi non è mai successo?
(Nel porvi questa domanda, immagino di essere di fronte ad una moltitudine di espressioni perplesse, e di facce che, voltandosi reciprocamente l’un l’altra, attendono una voce che irrompa nel vuoto).
Il senso del disagio che si sperimenta durante le serate buie, con il vento gelido che scuote i rami spogli dalle ormai fragili foglie essiccate; la sofferenza nel portare avanti una giornata di lavoro senza l' entusiasmo di ritrovarsi a rincasare con chi ti accoglie a braccia aperte; lo svegliarsi nel cuor della notte ed abbracciare il cuscino, in mancanza di una presenza calda e amorevole al tuo fianco.

Mi sono alzata questa mattina con la malinconia di chi porta un bagaglio psicologico non indifferente; lo stesso bagaglio, che mi trascinava mal volentieri verso la cucina, privandomi della fame e della motivazione che ogni lunedì mi sprona per compiere il mio allenamento di “upper body”.

Fette biscottate, profumo di caffè, cacao amaro, una tazza di the bollente per concludere il primo dei sei lunghi pasti. 
Il dolore alla pancia dovuto al “periodo”, la sensazione di essere avvolta da una nebbia di fitta solitudine e le ansie che mai mi abbandonano hanno fatto da cornice a questo inizio di settimana; Ma, avvalendomi del buonsenso e di quella forza interiore che in molti si apprestano a cercare (ma che in pochi fortunati trovano davvero!), ho portato a termine ogni singolo impegno, con estrema facilità.

Ci sono stati piccoli ostacoli lungo il tragitto: delle parole inserite male in un discorso durante la merenda ad esempio, che mi hanno fatto vacillare e mangiare i cracker con le lacrime agli occhi (cosa che ahimè, non avveniva da un secolo; detesto profondamente mangiare con il pianto soffocato, da che negli ultimi giorni ho SEMPRE vissuto il cibo come qualcosa di speciale e di piacevole)... ma nonostante tutto, l'intenzione di non tornare indietro riesce a farsi vivida anche in questi particolari momenti. Un caso, dite? 

Come vi avevo precedentemente accennato nel post precedente, la vicinanza di una persona speciale incontrata da poco, mi ha permesso di rivedere e valutare nuovamente alcune mie percezioni: il senso dell’amicizia si diffonde nel momento in cui cadi a terra, e qualcuno è pronto ad afferrarti di nuovo la mano per farti tornare in piedi senza che tu debba necessariamente chiedere aiuto.

Ed è stato proprio così.

Proprio ieri infatti, l’umore altalenante ed una visione distorta del mio corpo e delle mie forme, mi stavano facendo di nuovo cadere nel baratro della tristezza; sensazione accettabile (poiché ritengo che come riusciamo ad accogliere la gioia, dovremmo apprendere altrettanto ad ascoltare il dolore, a patto e solo a patto, che abbia un MOTIVO VALIDO ed una FINE) ma poco sopportabile date le circostanze. Prima dell’ora della merenda mi sentivo soffocare; ero stata tutto il giorno sul letto a riposo, senza alzare un singolo dito. Overdose di attività sedentaria.
"Abbracciare la vita" : pizza napoletana
Ma… d’un tratto, afferrando il telefono, la voce rotta dallo sconforto della mia amica mi ha di nuovo riaperto gli occhi: mi sono sentita in crisi per lei, e dato che avvertivo la sua debolezza, ero io in quel momento a dovermi mostrare FORTE, CORAGGIOSA e DETERMINATA. E così ho fatto: nel tentativo di avvicinarmi a lei per sostenerla al meglio, ho riportato nella retta via anche e soprattutto me stessa. Mi sono ricordata di una frase importante, che di frequente sono solita ripetermi: “Stare accanto a sé stessi per poter stare accanto a qualcun altro”.
E’ stata una gioia: non solo ho inserito un biscotto in più nello spuntino pomeridiano, ma addirittura qualche fetta di pane in aggiunta alla mia cena.
Potremmo dire che il piano con i riferimenti del mio nutrizionista sia più che superato, credo. E lo sono anche alcune delle mie vecchie paure.

Certo, ho ancora diversi limiti da dover affrontare, ma così come sono riuscita ad andare oltre alle altre, riuscirò a farlo anche con quelle mancanti.


Ciò che desidero per questa settimana, è riuscire a sorridere di più e lamentarmi di meno; a vivere una serata come quella di sabato scorso con la gioia e la pienezza di vita che avevo negli occhi (mentre mi gustavo la splendida pizza napoletana in compagnia di D.), e magari essere abbracciata da una persona importante. 

DARSI DEGLI OBIETTIVI GIORNALIERI E/O SETTIMANALI, PERMETTE DI NON PERDERE MAI IL FOCUS DEL TRAGUARDO CHE CERCHIAMO DI RAGGIUNGERE. 

giovedì 9 marzo 2017

Un incontro speciale, di due anime libere.

Quanto sarà meraviglioso trovare qualcuno che ti faccia sentire speciale, dopo che per diverso tempo avevi permesso agli altri di abbatterti, ferirti e soprattutto schiacciarti dai giudizi detti senza alcuna sensibilità?

Proprio ieri ho percepito questo bagaglio emotivo, trascorrendo una bellissima giornata piena di calore in compagnia di una ragazza meravigliosa; dopo che per dei giorni avevo investito del tempo, energie psichiche e soprattutto vicinanza nei suoi confronti, abbiamo scelto di vederci. Amo essere aperta alle nuove relazioni, certa che queste possano arricchire ancora di più la vita di ciascuno di noi.

Non mi era mai capitato di essere travolta dall’entusiasmo di acquistare un semplice mazzo di fiori per un’amica, men che meno di inserire tra i gambi, un bacio perugina come simbolo di affetto. Non sono mai stata abituata ad esprimere molto chiaramente le emozioni, specie perché quando in passato ho tentato di farlo, sono stata messa all’angolo, e considerata “troppo melensa”. Ma nell’attimo in cui ho scelto di riprendere in mano la mia vita, e di sentirmi molto più vicina a me stessa e meno alle aspettative altrui, non ho avuto riguardi né nell’esporre fragilità, né nel dichiarare il bene a qualcuno.
In molti forse crederanno che mostrarsi forti significhi nascondere le insicurezze, il dolore, il dispiacere; a volte perfino l’amore. In realtà, chi fa questo non è una persona forte, ma molto molto debole. La forza si manifesta nell’istante in cui qualcuno sceglie di comunicare i suoi pensieri senza averne paura.

Condividere interessi, esprimere delle limitazioni senza avvertire colpe o quant’altro; promuovere uno stile di vita diverso dai coetanei ma evitando frasi conflittuali o spiacevoli, bensì spazio di ascolto e accoglienza; la voglia di tornare a respirare la vita con compagnie tanto speciali: tutte cose bellissime, che ho potuto sperimentare gettandomi di nuovo tra le braccia del mondo (e con la speranza che esista sempre, chi si accorgerà del tuo coraggio).

Le mie amicizie passate sono state alquanto travagliate, terse di gelosie e brutti ricordi, ma non per questo mi sono mai arresa nella ricerca di qualcuno che potesse risultare migliore. L’universo è circondato di anime che custodiscono doni preziosi, sta a noi riuscire a scoprirli e a farne tesoro.


Il fare merenda insieme (e con questo non intendo mangiare contemporaneamente due cose diverse, ma proprio la capacità di gustare lo stesso alimento portato da casa in piacevole compagnia, cosa che per altro, non avviene mai e non è più avvenuta eccetto che durante giornate in cui scelgo di godermi una pizza con i miei genitori), spettegolare su svariate argomentazioni, scambiarci la mimosa, acquistare prodotti complementari per la palestra identici, comunicare gabbie dorate che ci portiamo dentro ancor oggi, ci ha permesso di avvertire quell’unione che ad entrambe mancava da secoli. E’ stato profondo.


Spero con tutto il cuore, che giornate così non siano più soltanto un’occasione, ma facciano parte della mia abituale quotidianità. E mi impegnerò affinché tanta luce, filtri maggiormente nella mia esistenza. 
Basta rimanere nell’ombra!

RICORDIAMOCI CHE: 
I problemi del comportamento alimentare ti portano ad allontanarti dalle relazioni sociali (perché ti senti non capita, non voluta e non accettata); nel momento in cui inizierai a concentrarti di più su queste (selezionando chi rinforzi il tuo benessere e non alimenti il tuo malessere), abbandonerai il circuito di ossessioni e di controllo che li caratterizzano. Ed a tua insaputa, renderai sempre più debole il potere di quei disturbi. 

lunedì 6 marzo 2017

6 MARZO 2017, una data da ricordare: L'INIZIO.

Incredibile come in un mese il viso e le sue espressioni possano risultare più distese, rilassate, e serene. 
Incredibile come all'idea di lasciarmi andare fossi terrorizzata quando invece oggi, mi sveglio con la volontà di mettere in pratica questa nuova abitudine durante il tempo libero e gli istanti trascorsi a tavola!

Sembra ironico pensare che quella sulla sinistra fossi io esattamente un mese fa, il 6 febbraio 2017, giorno in cui ho scelto di (ri)cominciare a prendermi cura del mio benessere, della mia forma fisica e della mia alimentazione.

Sono stati trenta giorni molto tranquilli, in cui al principio ci sono state ricadute, "crisi" e dolori di pancia dovuti a quantitativi nutrizionali e calorici che non riconoscevo come "miei". 

Il controllo su ciò che preparavo in cucina è stato mio migliore amico per molto tempo, non mi mollava più, ed io non mollavo lui; tutto questo finché non mi sono ritrovata, come già precedentemente accennato, ad avere attacchi di panico alla guida ed a sentirmi in "dovere" di abbandonare il lavoro di baby sitter/educatrice che stavo svolgendo. Ogni ruolo comporta responsabilità, e credo che fin quando una persona non riesce a gestire le sue emozioni (dunque sé stessa), difficilmente avrà successo nello stare in relazione con gli altri o potrà occuparsi di loro (che sia per hobby o per professione). 

Interrompere la presa e concedermi tutto ciò che volessi non è stato facile: scrivevo e chiedevo conferme e sostituzioni al mio nutrizionista, che mi è stato di grande aiuto in tutto e per tutto. Non ero mai convinta al 100% di quel che stessi facendo, e magari anche di quanto stessi mangiando, ma la spinta a migliorarmi mi suggeriva di andare avanti e di non arrendermi. Dentro di me ripetevo: "Quello che oggi ti sembra spaventoso, un domani non lo sarà più. Stai tranquilla. Non sprecare questo tempo che hai deciso di ritagliarti; se togli minuti al lavoro, cerca di investirli al meglio ripristinando il tuo equilibrio... a partire da adesso!". 

Le prime giornate in cui mi sono ritrovata a mangiare più del solito le trascorrevo sul divano agonizzante, a fare pisolini pomeridiani in attesa di digerire quello che per me sembrava una montagna. Il gonfiore, la voglia di prodotti alimentari di cui mi ero privata e la necessità di mangiarne più di uno in una singola giornata mi lacerava: da un lato, i sensi di colpa per queste nuove sensazioni; dall'altro, l'impossibilità di frenarle. Qualcosa dentro il mio cuore e la mia testa si stava muovendo nella direzione giusta. Ho cominciato a sentirmi meglio, a svegliarmi dopo 7-8 ore di sonno filate (rispetto alle 4 scarse dei mesi prima), ma la tentazione imminente di salire sulla bilancia ogni mattina non riuscivo ancora ad abbandonarla. Nemmeno durante la settimana di ciclo; non mi davo pace.

"Eppure" mi dicevo "che senso ha attendere un giudizio da un apparecchio elettronico che può fornirti soltanto un numero poco esaustivo? Non hai bisogno di recuperare più che altro il grasso corporeo per gli obiettivi che stai cercando di raggiungere? Aspetta la Bia, e non darti l'affanno di quanti kg sarai il giorno successivo. Sai benissimo che poi, noi donne possiamo oscillare più facilmente da un peso ad un altro anche a causa di questioni ormonali." 

E scrivevo. Scrivevo lettere su lettere, indirizzate a me stessa, che rileggevo prima di addormentarmi per fissare ancora di più quei concetti basilari utili alla mia crescita.


Con tanta forza ed un costante impegno, sono passata dal non chiedermi più la sera "quanto sarò domani", o "cosa mi dovrò preparare mercoledì e giovedì per bilanciare tutti i macro", ma a "quando avrò la prossima visita? perché spero di notare dei cambiamenti, seppur minimi" e ad un "di cosa ho voglia oggi?". Spostare il focus a dei bisogni suggeriti dal corpo, e al tempo presente piuttosto che al futuro o alla "programmazione" di questo è stato l'ultimo gradino scalato che mi ha fatto RINASCERE


Ad oggi, mi sveglio con la voglia di nutrirmi bene, con quelle combinazioni che sono riuscita a trovare dopo assaggi ed esperimenti; non mi interessa più tanto quello che mi dicono gli altri sulla mia "dieta", dato che l'ho fatta diventare uno stile di vita. Mi piace come gestisco le mie portate, adoro sgranocchiare la frutta secca a fine pasto e lasciarmi cullare dalle braccia di Morfeo con una Pink Lady e del cioccolato fondente ogni sera. Non pubblico ossessionatamente tutti i miei pasti su Istagram (canale dove sono molto attiva - greeneyes_a) , ma lascio un ricordo di questi sulle "Stories" quando mi va e perché mi piace. Non credo di dover dare giustificazioni a nessuno di quello che faccio o di ciò che non faccio, dato che ho imparato a VOLERMI BENE, ed a farlo PER ME, prima di tutto.

La pazienza con cui i miei genitori mi sono stati accanto in questo mese è stata esemplare: fiducia, ascolto ed emozioni trapelate nel silenzio. Penso di non osare troppo dicendo che si siano accorti dei cambiamenti esattamente quanto me, e nell'essere stati felici di accertarsene. Non parlo tanto di quelli fisici, che sono gli ultimi dei miei pensieri; ma le idee sono alla base delle azioni, ed è mutata drasticamente la maniera di fronteggiare la vita a partire dal cibo. Mi piace sedermi e sapere che ciò che mi aspetta è un qualcosa che mangerò con gioia; avrò anche i miei tempi (probabilmente più lunghi rispetto a chi è abituato a consumare un piatto in dieci minuti di orologio), ma ad ogni boccone non scende più una lacrima, ma il gusto di assaporare la vita

Il mio sogno, è quello di poter raccogliere tutte queste novità ed acquisizioni fatte con l'esperienza, per poi trasmettere coraggio e forza a chi sia in condizioni peggiori. 
"Sono un'educatrice che esercita la sua professione nel settore dei DCA." Cavolo, quanto mi piacerebbe poterlo asserire prima o poi! 
Trasportare i miei vissuti per farne mezzo e strumento verso chi chiede aiuto a qualcuno di professionalmente competente e che abbia superato certe drammaticità. 

Rimango comunque a disposizione per chi avesse bisogno di eventuali chiarimenti e/o risposte. La mia e-mail già ce l'avete (basta scorrere qualche post).


domenica 5 marzo 2017

Un mese di novità, un mese di cambiamenti, un mese per sentirmi più vicina a me stessa.

Sentirsi liberi di FARE, PENSARE e STARE con chi vogliamo. Sembra una banalità, ma in realtà la somma di tali fattori, ci aiuta a procurarci SERENITA'.

Esattamente un mese fa, il 6 febbraio 2017, ho scelto di imboccare un nuovo percorso per ripristinare un equilibrio andato a dissolversi. 

Dopo aver ricevuto riferimenti, disponibilità e coraggio da una persona professionalmente competente e umanamente sensibile, e dopo che per diverso tempo avevo incontrato svariati nutrizionisti (senza però essere mai pronta davvero a MIGLIORARE), mi sono sentita pronta per cambiare qualcosa nella mia vita: era il momento giusto per riportare centralità al mio benessere.

Non si può dire che dalle innumerevoli volte al giorno che mi salivo sulla bilancia sia arrivata a farlo una singola volta a settimana con il massimo della tranquillità in poco tempo, perché comunque sono trascorsi mesi e passaggi importanti.

La forza d'animo, la presa di consapevolezza che un numero stimola oggi non tanto più la paura o dei comportamenti restrittivi dovuti al risultato inatteso, ma la curiosità di conoscere da cosa dipenda quest'ultimo (aumento di massa grassa o di massa magra?), la volontà di superare i confini ed i timori del giorno precedente, il mangiare pasta e pane ugualmente anche quando non sussistono allenamenti; tutte capacità e modi di essere che sono riuscita a guadagnare esclusivamente con impegno, dedizione e costanza.

Non è stato facile applicare anche dei piccoli ma significativi aumenti dal piano datomi dal mio nutrizionista: passare da un 60 gr di pane (solo a sera) ad un 80-90 gr come se niente fosse, così come mantenere l'abitudine di fare 6 pasti, anche a stomaco chiuso. 

E' quasi ironico pensare che se ieri facevo fatica ad assumere determinati quantitativi, oggi se saltassi anche lo spuntino prima di andare a letto, non mi sentirei in pace con me stessa ed in linea con i miei obiettivi.

Durante questi lunghi e combattuti trenta giorni, ho anche avuto modo di conoscere chi abbia tentato di farmi crollare (inconsapevolmente e volontariamente): gente che domandava "ma te mangi, o cucini soltanto per gli altri?" , parole a cui facevo poco caso, da che non tutti conoscono le mie abitudini e la mia situazione.

Ma ciò che mi ha condotto a svariati pianti, è stata la messa in discussione di comportamenti e parole con frasi del calibro "sì, m'immagino quanto avrai mangiato, e soprattutto cosa!". 
Giudizi, critiche, ma per fortuna ho acquisito anche un'altra risorsa: la tendenza ad andare "oltre" la crisi istantanea dovuta a simili pochezze. 
Non riuscire ad accanirmi più sul cibo per parole messe male o per un attacco gratuito, ma pensare solo ad elaborare il dolore e trasformarlo in forza per la riuscita del prossimo traguardo. 

Magari ancora mi occorre più tempo per accettare le scuse (dichiarate e non)di chi abbia cercato di farmi vacillare. Ma quando uno inizia a sentirsi bene ed a trovare gioia in quello che fa, è molto più difficile tornare indietro piuttosto che andare avanti.



Certo, alcune limitazioni mi sono ancora rimaste: l'incapacità di andare a cena fuori con chiunque, l'ansia prodotta dalle troppe persone intorno ad un tavolo e la conseguente smania di terminare il pasto alla svelta per "liberarmi" di sguardi e percezioni sbagliate.... ma se volessi e dovessi tirare le somme, aver incrementato anche se in minima parte quella percentuale di "body fat" oltre al peso, essere uscita mentalmente da diverse "gabbie", reagire con più calma agli eventi e mettersi in gioco dalla mattina alla sera, ogni giorno, sono per me ottimi risultati.


Basta essere perfezionisti. Basta lamentarsi per una condizione senza far nulla di nuovo per cambiare. Basta pretendere. Al massimo possiamo ESIGERE! 


Vi lascio con una massima...






Martedì avrò la prossima prova per verificare il punto della situazione: non sono spaventata, ma solo interessata a conoscere eventuali novità. 

Vi abbraccio.





mercoledì 1 marzo 2017

Parole chiare/confuse di un'educatrice

Le giornate scorrono inevitabili come le sensazioni scivolano sulla nostra pelle: gioia, dolore, insoddisfazione, contentezza. Proviamo tutto di più di fronte ai milioni di stimoli che riceviamo ogni giorno dall'ambiente circostante. A volte basta una frase per far vacillare l'entusiasmo, in altre circostanze invece, non conosciamo noi nemmeno i motivi per essere più malinconici del solito.

Vi capita mai di trascorrere parte della giornata con l'umore alle stelle, ed essere improvvisamente travolti da una nuvola nera senza che questa sia collegata ad una ragione ben precisa?
Bene, a me è successo oggi.

Ero lì, seduta alla scrivania che digitavo e-mail al computer. Mi sentivo soffocare. L'addome gonfio, la testa in fiamme, la difficoltà digestiva che non aiutava a rendere piacevoli gli incarichi lavorativi. Nonostante volessi concentrarmi e spostare le attenzioni altrove (rispetto alla mia sofferenza), non ci riuscivo. 
Il corpo non è affatto stupido, e quando qualcuno avverte un male fisico, è inevitabile trasportare il tutto anche sul piano psicologico e sociale (e viceversa).
Garofani rossi

Mi sono fermata un istante per riprendere fiato, ho fatto una merenda veloce intorno alle 17, ed ho chiesto un permesso per "recuperare" il mio benessere: senza pensarci un minuto in più, mi sono diretta verso il primo supermercato vicino, con l'intento di acquistare qualcosa capace di ACCENDERE LA MIA GIORNATA: un mazzo di garofani rossi. Volevo colorare quel grigiore pomeridiano che aveva attraversato la mia persona. Volevo dire BASTA a quel supplizio. Ed è proprio quando le cose sembra che non possano cambiare, che TU PUOI FARE LA DIFFERENZA
Ho avuto un piacevole scambio di pensieri e parole con una ragazza, che mi ha fatto sentire particolarmente apprezzata: non a tutti si concede fiducia, e non a tutti si confidano certe cose. Ecco perché, ascoltando il suo cuore, mi sono sentita stimata e ben voluta, non soltanto come educatrice, ma anche come donna. 

Condividere e comunicare a qualcuno un dolore o una semplice preoccupazione non è mai facile, specialmente perché non sappiamo chi ci possa essere dall'altra parte (o che uso farà delle nostre rivelazioni). E' un pò come spogliarsi davanti a chi non conosciamo davvero: c'è sempre una mescolanza di ansia e di aspettative indefinite. Io stessa faccio fatica a raccontarmi, senza prima conoscere un minimo chi ho di fronte. 
Ammesso che prediliga di gran lunga i rapporti comunicativi "face to face", perché rendono migliore il "contatto", non sempre è possibile privilegiarli. Tuttavia, anche in un social o tramite telefono possiamo renderci più vicini a chi ci è fisicamente lontano.  Ed essere vicino a qualcuno, ti fa sentire anche più vicino a te stesso. 
Toccare con mano e con velata dolcezza dei punti sensibili che abbiano reso un individuo tanto speciale, tanto ricco (perché ciascuno di noi lo è, avendo attraversato esperienze ed aver incontrato persone) e tanto predisposto ad essere ascoltato, ti lascia una "chiave" in più per comprendere meglio il mondo.

Mi sono resa conto, non di rado, che tante sono coloro che vorrebbero ritagliarsi spazi e figure che possano dar loro modo di spalancare le tante finestre oscurate dal gelo dell'indifferenza; ragazze che hanno timore di dire chi siano davvero o di commentare un semplice stato di insoddisfazione o di nominare un "disturbo" per giudizi inopportuni, superficialità rivelata, ecc. A te che leggi, sì, proprio a TE, voglio dire una cosa: inizia a cambiare il mondo rendendolo migliore; meno screditante e più accogliente. Perché così come una persona può migliorare una parte di sè, potrà a sua volta permettere di farlo a qualcun'altro.. con la disponibilità, la gentilezza, le carezze. Più sarai aperto al confronto sociale, e maggiore sarà la probabilità di trovare un "domani" diverso; un universo fatto di ASCOLTO e di COMUNICAZIONE, e non di RIFIUTO

Nelle mie attività lavorative, sono sempre la prima che tenta di trasmettere tutto questo ai miei colleghi/superiori: non ho più tralasciato un sorriso, che sia stato rivolto con un semplice saluto o con una parola di incoraggiamento. Amo chiamare la gente per nome, e provo a raccogliere ogni giorno le varie emozioni che accompagnano i molteplici comportamenti. Adoro soffermarmi nei particolari, proprio per entrare con maggiore facilità in empatia con gli altri. 
Anche quando un "grazie" sembra scontato, ditelo lo stesso; o quando pensate che qualcuno già sappia cosa apprezzate di lui, ripetetelo di nuovo, magari con parole differenti. Così come avanziamo tante critiche, è giusto fare la stessa cosa con pensieri ed espressioni positive. Basta poco, per far del bene, aiutare e riconoscere. Ma è opportuno metterlo in atto. 

Vi faccio un esempio banale: tempo fa, una collega lamentava di fronte a me un dolore terribile alla schiena. Appoggiando la mano sulla parte "critica", era come se volesse esprimere un disagio davvero forte, da che le sue affermazioni dolenti non rendevano bene l'idea. In quel momento, mi sono sentita in dovere di darle un suggerimento: "Guarda, se vuoi un consiglio ciò che posso dirti è che può dipendere dall'attività sedentaria, oltre che da altri e molteplici fattori. Prova a sollevarti dalla poltrona una volta ogni ora, anche solo per alzare uno scatolone o andare in bagno. Se tieni la stessa posizione per lungo tempo o stai seduta in maniera prolungata, c'è il rischio di avvertire certe fitte. Il mio è un semplice parere, prenditi la libertà di utilizzarlo come meglio credi". 
Da qualche giorno a questa parte, la stessa collega non ha più lamentato simili disagi; sarà un caso? Non lo so. Ma lo stesso giorno ha fatto sua la mia opinione, e sono convinta che l'abbia messa in pratica anche in luoghi diversi da quello lavorativo. 

Non è difficile capire che in una superficie ruvida e fredda come quella che si sta ultimamente costruendo nella società di oggi, una ventata di calore (e non mi riferisco a quello estivo!) appare come un evento incredibile. Ma con impegno e costanza, CIO' CHE OGGI E' UNA CONDIZIONE/AVVENIMENTO STRAORDINARIO, un domani potrà diventare la QUOTIDIANITA'.

Un principio come questo, si applica su ogni campo. Ma come dico sempre, occorre desiderarlo davvero.
Fatevi guidare dalla fiamma di passione che arde dentro di voi...
Lasciatevi condurre da chi intende sostenervi...
Rendete IMMENSA di EMOZIONI la vostra vita. Ma soprattutto, AMATEVI