Combattere un disturbo del
comportamento alimentare è cosa assai complessa, specialmente per chi lo vive
in prima persona. Il punto di partenza è solitamente l’individuazione della
storia antecedente allo stesso, così da raccogliere più informazioni possibili
e guidare successivamente la persona verso un miglioramento della sua salute
psicofisica.
Esercizi di self-help, disegni per l’acquisizione di una maggiore
consapevolezza, letture….esiste un’ampia gamma di risorse per chi voglia
fare un passo verso la "rinascita".
Ho trascorso un intero anno in terapia
per cercare di motivarmi, quando in realtà, è servito a ben poco. Non avevo l’appoggio
di chi diceva di affiancarmi, ed io mi sentivo continuamente sola, tanto da non riuscire davvero a reagire ed affrontare la dura realtà:
quella del cambiamento. Ma nonostante questo, non mi rendevo conto che questo
dovesse partire prima di tutto da me… e non dalle circostanze o dagli eventi
che avevo intorno.
Mi svegliavo la mattina, pronta ed a mio dire, decisa a mangiar di più ma poi a metà pomeriggio mi ritrovavo a restringere.
Questa è stata la situazione fino a gennaio di quest'anno.
Senza voler troppo risultare
egocentrica contestualizzando il post su di me, vorrei ricordare che sono
altrettante le persone che soffrono ma nulla fanno per cercare di modificare il
loro stato d’animo.
Lamentarsi, piangere, accusare dolore e
patimento… a che serve, se uno si ostina a proseguire le stesse abitudini
(malsane)? Non è possibile chiedere risultati diversi, continuando a fare le
identiche cose. Ma di questo ne abbiamo già parlato…
In molti credono che i DCA provengano
semplicemente da una cattiva influenza di quelli che sono i “canoni” di oggi:
magro è bello; gambe come due grissini e pochi muscoli sulla pancia,
obbligatoriamente piatta.
Poveri “ignoranti”….
Dopo tempo ed incontri con
professionisti, ma soprattutto soltanto dopo aver guardato dentro me stessa,
sono venuta a capo che non sia tutto questo ad incidere su di una personalità
fragile e predisposta a sviluppare certe psicopatologie; certo, la televisione
e la pubblicità attuale sono due fattori di grande incidenza, ma guardiamo l’altra
faccia della medaglia per valutare davvero tali problemi: LE RELAZIONI. Incomprensioni
e disattenzioni in famiglia, episodi di massima tensione, solitudine,
incapacità di accettare qualcosa di sé e dunque di interagire con gli altri…. Questi
sono soltanto alcuni degli elementi scatenanti il disagio. Nel momento in cui decideremo di
guardare in faccia ciò che ci affligge, diventeremo più forti e più portati a
combattere.
Personalmente, ci sono voluti lunghi
anni di forza, coraggio e l’acquisizione di più sicurezza in me stessa per
riuscire ad esprimermi di nuovo, a “gettarmi tra le braccia del mondo”, a
vivere la quotidianità con maggiore spensieratezza.
Il desiderio di avere un lavoro ma
anche una cerchia di relazioni sociali mi ha spinto a ridurre drasticamente l’attività
fisica (altro angolo su cui parecchie ragazze insistono per “sfinirsi” di
cardio e concedersi quei 10 gr di riso in più, che nemmeno consentono di
raggiungere loro un fabbisogno di una persona in mantenimento); passare da 45
minuti di solo cardio ad un 10-15 minuti (riscaldamento e defaticamento). Avere
ritmi non più scanditi esclusivamente dall’organizzazione dei macronutrienti e
dunque dei pasti, ma anche da racconti, passioni ed impegni.
Non angosciarsi per il peso di ogni
mattina che sappiamo esser variabile, ma valutare l’andamento settimanale
presentandosi puntualmente il martedì esclusivamente per verificare la “situazione”.
Concedersi un piatto che non abbia
valori nutrizionali o che possieda più grassi rispetto a quelli a cui possiamo
essere abituati a mangiare.
Tutti questi risultati, fanno parte del
mio CAMBIAMENTO. Cambiamento, avvenuto in maniera graduale. Tuttavia, essendo
umana quanto voi, ho registrato numerose ricadute, che però anziché spingermi a
terra mi hanno portato a risalire e toccare la cima più forte di prima.
Quando tutto cambia, del resto, cambia tutto. . .
Da dicembre ad oggi, vi mostro una foto
del mio passaggio, di modo da dare l’opportunità a molte di non essere troppo
spaventate da limiti e timori presenti solo nella vostra testa.
Ci sono stati netti e visibili miglioramenti grazie anche al mio nutrizionista, altro riferimento estremamente
importante che mi ha permesso di tornare a sorridere. Non lo ringrazierò mai
abbastanza. Ma soprattutto, ricordiamoci sempre di RINGRAZIARE NOI STESSE. Per
esserci battute ed aver vinto; magari non completamente, ma in larga misura sì.
PS. Volete sapere cosa ho fatto
stamattina?
Mi sentivo abbastanza uno schifo, e
nonostante il mio Fit Tiramisù fragoloso avesse soltanto 30 gr di carboidrati,
ma VOLESSI e DOVESSI raggiungerne 50, nello spuntino mi sono preparata qualche
wafer al cacao ed alla vaniglia insieme alla mia banana con burro di arachidi.
E se oggi starò in surplus di grassi
con la frutta secca? CHISSENE FREGA. Impariamo a dirlo di più… CHISSENE FREGA.
Perché si vive meglio, e soprattutto FELICI!
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